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TFR conservato in azienda o destinato ad un fondo pensione: cosa scegliere?

TFR conservato in azienda o destinato ad un fondo pensione: cosa scegliere?



Buongiorno e ben ritrovati, oggi vi voglio parlare di Trattamento di Fine Rapporto, anche detto TFR.

Molti lavoratori dipendenti spesso si trovano ad un bivio al quale non sanno scegliere, decidere se lasciare il TFR in azienda o versarlo in un fondo pensione.
Questa scelta è molto importante e va fatta dopo un’attenta analisi e riflessione, perché stiamo parlando del nostro futuro e della nostra famiglia, oltre che all’opportunità di far crescere il capitale guadagnato con il lavoro quotidiano.
In questa colazione, analizzerò il rendimento e la tassazione di entrambe le opzioni cercando di dare un quadro semplice e chiaro, circa la scelta migliore tra TFR in azienda o in un fondo pensione.

Iniziamo, però, dando una breve spiegazione di che cos’è il TFR.

Il TFR, acronimo di Trattamento di Fine Rapporto, è disciplinato dall’art. 2120 del Codice Civile, di cui citiamo il primo comma:

In ogni caso di cessazione del rapporto di lavoro subordinato, il prestatore di lavoro ha diritto a un trattamento di fine rapporto. Tale trattamento si calcola sommando per ciascun anno di servizio una quota pari e comunque non superiore all’importo della retribuzione dovuta per l’anno stesso divisa per 13,5. La quota è proporzionalmente ridotta per le frazioni di anno, computandosi come mese intero le frazioni di mese uguali o superiori a 15 giorni.

Semplificando, si tratta dell’equivalente di uno stipendio all’anno, accantonato dal datore di lavoro o, come vedremo, destinato ad un fondo pensione, al fine di contribuire alla previdenza complementare del lavoratore.

Insomma, un “piccolo capitale” che si accumula negli anni di lavoro e che il lavoratore stesso può decidere come impiegare. Il lavoratore ha tempo 6 mesi, a partire dalla data in cui è stato assunto, per decidere se lasciare il TFR in azienda o versarlo in un fondo pensione. Nel caso abbia deciso per l’azienda, è bene sapere che può poi in qualsiasi momento decidere di cambiare e destinare il TFR ad una forma di previdenza complementare.
Per compiere una scelta consapevole, è importante capire cosa accade al TFR una volta operata la scelta, in termini di:

  1. tassazione del capitale accantonato e della sua rivalutazione;
  2. rendimento di suddetto capitale.

Ora andiamo ad analizzare entrambe le possibilità. Come prima opzione analizziamo la scelta di lasciare il TFR in azienda.

  • Tassazione del capitale accantonato

Gli accantonamenti del TFR che anno dopo anno vengono lasciati in azienda, non vengono tassati nell’anno in cui sono stati conteggiati. Le imposte vengono conteggiate e applicate soltanto quando il lavoratore riceverà l’intero TFR accantonato, sotto forma di liquidazione, al termine del rapporto di lavoro. A quel punto il TFR sarà sottoposto alla cosiddetta “tassazione separata”.
Per farsi un’idea, la tassazione minima è pari al 23%, ma stiamo parlando del solo capitale accantonato.

  • Tassazione della rivalutazione del capitale accantonato

Sul TFR in azienda si applica un tasso di rivalutazione che analizzeremo nella sezione successiva.
Questa rivalutazione è, però, soggetta a imposta sostitutiva pari al 17% da versare annualmente allo Stato, per cui il lavoratore riceverà al termine del rapporto di lavoro la rivalutazione netta a cui saranno già state sottratte le imposte anno su anno. Si ricorda che “La misura si applica alle rivalutazioni decorrenti dal 1° gennaio 2015; in precedenza, l’imposta era pari all’11%”.

  • Rendimento del capitale

Il TFR lasciato in azienda viene rivalutato al tasso dell’1,5% + 75% del tasso di inflazione al dicembre dell’anno precedente, dunque in misura prestabilita.

Nel caso del TFR in un fondo pensione, l’adesione al fondo può essere di due tipologie, in base al fatto che la scelta venga esplicitata oppure no:

  • Adesione esplicita: avviene quando si decide di versare il TFR in un fondo pensione entro 6 mesi dall’assunzione.
  • Adesione tacita: avviene quando il lavoratore non si esprime entro i 6 mesi previsti. Si viene iscritti automaticamente al Fondo pensione negoziale previsto dal CCNL o contratto aziendale. Questo succede nel caso in cui l’azienda ha più di 50 dipendenti.

È importante fare una precisazione. Un lavoratore può scegliere di aderire al fondo pensione in qualsiasi momento.

  • Tassazione del capitale accantonato nel fondo pensione

Le prestazioni finali per i lavoratori del settore privato, sia in forma di rendita che di capitale, vengono tassate con un’aliquota del 15% che si riduce dello 0,30% all’anno per ogni anno di permanenza nel fondo pensione oltre il quindicesimo, fino ad un’aliquota minima del 9%.

Inoltre, scegliere di destinare il TFR nel fondo pensione consente di accedere ai vantaggi fiscali riservati alla previdenza complementare, che riguardano sia il capitale versato sia i rendimenti.
Nel dettaglio:

  • i contributi versati nel fondo sono deducibili dal reddito IRPEF, con un tetto massimo annuale pari a 5.164,57 euro;
  • i rendimenti che sono maturati durante la gestione dei versamenti subiscono un prelievo fiscale tramite tassazione sostitutiva pari al 12,5% sui rendimenti da Titoli di Stato e al 20% sui rendimenti da altri impieghi contro il 26% di tutti gli altri investimenti, questo prelievo è fatto direttamente dal fondo annualmente.

Per quanto riguarda i rendimenti, decidendo di versare il proprio TFR maturando alla previdenza complementare, il lavoratore accede alla grande opportunità di partecipare al rialzo dei mercati finanziari e godere di rendimenti di lungo periodo potenzialmente più elevati.
Per avere un’idea più completa dei rendimenti generati dai fondi pensione nell’ultimo decennio, ti invito ad andare sul sito della COVIP in questa sezione: https://www.covip.it/per-gli-operatori/fondi-pensione/costi-e-rendimenti-dei-fondi-pensione/elenco-dei-rendimenti

Esempio di tassazione: differenza tra TFR in azienda e TFR nel fondo pensione
Facciamo un semplice esempio per far capire l’impatto della tassazione nei 2 casi e perché la scelta di destinare il TFR in un fondo pensione conviene maggiormente.
Ipotizziamo, ad esempio, che un dipendente maturi un TFR lordo di 50.000 € in 20 anni di servizio.
Se il TFR è stato lasciato in un fondo pensione e supponendo che l’adesione a questo sia per l’intera durata del lavoro, quindi 25 anni, la tassazione sarà pari al 12% ovvero 15% -3% di riduzione di aliquota.
Quindi, 50.000*12%= 6.000 €
Dunque, il TFR netto sarà: 50.000-6.000= 44.000€
Nel caso in cui il TFR venga lasciato in azienda, di solito, ti verrà applicata un’aliquota pari a circa il 23,75% del tuo TFR, quindi 50.000€ *23,75%= 11.875€. Dunque il TRF netto sarà pari a 50.000€ -11.875€= 38.125€. Da questa semplice affermazione é già possibile evincere facilmente la convenienza economica in termini di tassazione.

E i vantaggi non sono finiti qui, nelle prossime colazioni tratterò il vantaggio fiscali per l’Azienda nell’esternalizzare la gestione del TFR dei suoi dipendenti e le varie tipologie di fondi pensione.

In conclusione
Tra lasciare il TFR in azienda o destinarlo in un fondo pensione, confrontando le tassazioni e i rendimenti, si intuiscono subito i vantaggi per chi decide di aderire ad un fondo pensione.
Tra i vari aspetti che potremmo trattare assieme nei prossimi incontri individuali potrebbe essere anche questo:  la programmazione finanziaria della seconda fase della vita della persona. Lo scopo di una tale chiacchierata è quello di far sì che il tu possa continuare a godere dello stesso tenore di vita anche dopo aver cessato l’attività lavorativa.

Buon sabato e buona colazione!
Fedora

#previdenza

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